sabato 14 marzo 2020

" ...un fiato d’aura maligna"


Magnanimo animale 
non credo io già, ma stolto, 
quel che nato a perir, nutrito in pene, 
dice a goder son fatto, 
e di fetido orgoglio 
empie le carte, eccelsi fati e nove 
felicità, quali il ciel tutto ignora, 
non pur quest’orbe, promettendo in terra 
a popoli che un’onda 
di mar commosso, un fiato 
d’aura maligna, un sotterraneo crollo 
distrugge sì, che avanza 
a gran pena di lor rimembranza.”

Giacomo Leopardi, “La ginestra o fiore del deserto” (versi 98-110)



Queste parole, tratte da una delle opere di Leopardi più famose,  possono sembrare intrise di pessimismo, poiché a quest’autore dell’Ottocento è stata assegnata tale etichetta, ma  io le trovo estremamente obiettive. Ritengo che attraverso di esse ognuno di noi possa capire e riflettere sulla fragilità degli esseri umani e su quanto la natura possa distruggerci con facilità. 

Siamo  nel 2020 e il progresso dell’uomo ha raggiunto livelli mai immaginabili in precedenza, la nostra sete di conoscenza ci ha portato a varcare i nostri limiti, a farci sentire padroni del mondo e al di sopra di ogni altra creatura. Ci riteniamo in un certo senso invincibili, in grado di prevedere ciò che accadrà, ricerchiamo nuovi pianeti da conoscere, perché pensiamo che il nostro non abbia più segreti e ci sentiamo padroni della natura. Nonostante diverse volte nel corso del tempo la natura ci abbia dimostrato la nostra impotenza di fronte ad essa, non è mai riuscita fino in fondo a farci fermare e riflettere. Il “Covid-19”, una pandemia che può per certi versi avvicinarsi alle antiche pestilenze, è un’altra prova che, nonostante gli esseri umani siano in grado di fare cose incredibili grazie alla tecnologia, non sono per nulla invulnerabili. Nella storia dell’uomo si sono verificate numerose epidemie e lo stesso Manzoni, che ambienta il suo romanzo nel 1600 parla della peste e di come l’uomo si sia comportato di fronte ad essa; confrontando quel racconto con il contesto odierno capiremmo come si stia affrontando la natura sempre nella stessa maniera, senza aver imparato quasi nulla dalle esperienze precedenti. Ritornando a Leopardi, ciò che lui afferma nella frase citata, deve servire a comprendere che siamo degli stolti a pensare di non essere cagionevoli e deboli e a considerarci superiori e imbattibili. Egli ci invita ad essere umili e  ragionare,  meditando sul passato. Questa “peste” che sta colpendo il nostro mondo avanzato, ha spaventato quegli uomini invincibili e li ha messi in difficoltà nel reperire soluzioni. Perciò bisogna abbattere le fondamenta di quella convinzione che ci ha oscurato per molti anni e considerare la realtà:  non siamo poi così capaci di resistere alla Natura.       

......“Ed  alle offese 
delluomo armar la destra, e laccio porre 
al vicino ed inciampo, 
stolto crede così qual fora in campo 
cinto doste contraria, in sul più vivo 
incalzar degli assalti, 
glinimici obbliando, acerbe gare
imprender con gli amici, 
e sparger fuga e fulminar col  brando 
infra i propri guerrieri.

Giacomo Leopardi, La ginestra o fiore del deserto (versi 135-144)


Leopardi ci richiama alla solidarietà e alla fratellanza che non sono utili solo nei momenti in cui tutti si sentono in pericolo, ma devono divenire delle abitudini, abolendo ogni forma di violenza contro il prossimo. Eliminare le lotte intestine è una cosa molto difficile da realizzare nella quotidianità ma luomo deve almeno provarci. Di fronte agli avvenimenti di questi giorni ritengo sia questo il comportamento che ogni singola persona debba adottare, anche con gli estranei. 
In conclusione, quelle di Leopardi, spesso archiviate come  le parole di un autore pessimista,  rivelano tutta la loro forza e lucidità, anche nel momento storico che stiamo vivendo.  

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