sabato 7 settembre 2019

"Uno, nessuno e centomila" e "Il fu Mattia Pascal", Luigi Pirandello


Nelle opere di Luigi Pirandello, scrittore italiano, è possibile cogliere delle differenze tra la vita e tutte le maschere che, volontariamente o meno, si indossano in base alle diverse situazioni e in base alle persone con cui si interagisce.
Sia Vitangelo Moscarda, protagonista di Uno, nessuno e centomila, sia Mattia Pascal, protagonista del romanzo Il fu Mattia Pascal, ritengono che il rapporto individuo-società sia la questione di fondo sulla quale soffermarsi e porsi un numero interminabile di domande. Gengè, soprannome di Vitangelo Moscarda, conferitogli dalla moglie, consapevolmente, rinuncia addirittura alla sua identità personale, per assumere un’identità collettiva semplice, quella della Natura.
Per Gengè tutto comincia quando la moglie, per caso, afferma che il naso del marito pende leggermente verso destra, così lui, agitato e incuriosito, inizia a rendersi conto di essersi sempre visto solamente attraverso il proprio punto di vista, non considerando ciò che gli altri osservavano in lui. Inoltre gli altri lo vedevano ciascuno a modo proprio, e così lui aveva tutto d’un tratto una molteplicità di personalità diverse, tante quante erano le persone che lo osservavano, ma allo stesso tempo lui era un’unica persona, dunque, infine, non era nessuno.
Ciò che è più strabiliante per il lettore che legge questo romanzo è la decisione radicale di abbandono e di rifiuto per ogni bene materiale posseduto dal Moscarda per andare a vivere in un ospizio di mendicità, costruito con i soldi ricevuti dalla liquidazione della banca, appunto insieme ai mendicanti e ai bisognosi, e tutto è iniziato nel momento in cui, un giorno, la moglie gli
chiese: “Che fai?” “Credevo ti guardassi da che parte ti pende.”(il naso).
Questo fa molto riflettere: davvero nessuno ci vede come noi stessi ci osserviamo davanti ad uno specchio o davanti alla nostra immagine riflessa da qualche parte? Davvero ognuno ci vede con i propri occhi? Quindi alla fine veramente noi siamo centomila contenuti nell’io, nell’uno.
Quindi alla fine noi siamo veramente Uno, nessuno e centomila!
Sicuramente è capitato a molti di, mentre si cammina per le vie della città, osservare le vetrine ma, invece di guardare ciò che c’è dentro, cercare il nostro riflesso per vederci e forse anche per capire come gli altri ci vedono in quel momento.
Quindi, forse, Moscarda non era l’unico a desiderare uno specchio sempre vicino per esaminarsi in ogni circostanza e per cercare di capire come gli altri lo osservavano. Così, noi come lui, speriamo sempre di vedere il nostro riflesso per scorgere almeno per un istante uno di quei centomila.
Anche Mattia Pascal trova difficile il rapporto con la propria identità perché a causa di un errore, tornando da un viaggio a Montecarlo, legge sul giornale la notizia della sua morte. Questo inizialmente gli sembra positivo, non essendo veramente soddisfatto della sua vita precedente, sente di avere l’opportunità di crearsene una nuova, iniziare da zero e poter vivere come più preferisce. Capisce però che tutto così positivo come pensava non è, non ha un passato ma nemmeno un presente, non ha un nome e così deve inventare tutto. Dice di chiamarsi Adriano Meis, si crea un passato ed un presente. Ma comunque, realmente, non è nessuno non può sposarsi, non può denunciare due furti subiti e non può nemmeno comprarsi un cane. Non è libero. Quella che stava vivendo non era una vera vita, non era una vita libera e felice. Così spera di poter tornare alla sua vita di prima, ma è impossibile, molte cose sono cambiate e non può tornare alla veridicità e alla purezza iniziali.
Mattia, a differenza del Moscarda, non è in grado di lavorare sulla propria interiorità, fugge dalla realtà nella ricerca di un “qualcos’altro” che, però, non esiste.
Mattia, come il Moscarda, ha un rapporto difficile con lo specchio, il primo perché ha difficoltà ad identificarsi con se stesso, il secondo perché riesce a percepirsi con i soli occhi suo e non con i centomila sguardi delle altre persone.
In entrambe le opere di Pirandello sopracitate si può sottolineare un difficile rapporto tra la persona e la propria interiorità, per entrambi i protagonisti la vita è difficile perché sentono il bisogno di dover cambiare qualcosa per potersi accettare per come veramente sono, e non nascondersi più dietro innumerevoli maschere.

Pavarino Elena IVSA

3 commenti:

  1. Il protagonista del romanzo "Uno nessuno centomila" è Vitangelo Moscard, figlio di un banchiere usuraio dal quale ha ereditato la banca che gli permette di vivere di rendita.
    Tutta la vicenda prende avvio quando il protagonita si guarda allo specchio esi accorge di un difetto, il naso che pende verso destra. Vitangelo non aveva mai notato questo particolare, è la moglie che glielo sottolinea. La scoperta del difetto del naso, seguita poi da altri difetti che la moglie gli fa notare, come le sopracciglia che sembrano due accenti circonflessi, l’attaccatura delle orecchie, la diversità della gamba destra rispetto alla sinistra, questi scatenano in lui una crisi di identità. Vitangelo si rende conto che la moglie e le persone intorno a lui hanno un'immagine della sua persona completamente diversa da quella che egli si è fatto di sé stesso.
    Vitangelo Moscarda decide quindi di cambiare vita , alla ricerca della sua vera identità.
    Lui che non si era mai occupato della banca decide, fra lo stupore degli impiegati e dei soci e, nonostante l'opposizione dell'amministratore Quantorzo, che gestisce gli affari di famiglia dopo la morte del padre di Vitangelo, di gestire direttamente la banca e i beni del padre. Poi per paura di essere ricordato come figlio dell'usuraio decide di liquidare la banca.
    La moglie di Vitangelo Moscarda, i famigliari e gli amministratori della banca, per impedirgli di rovinare tutto ciò he il padre era riuscito a costruire,li vogliono diagnosticare l'infermità mentale.
    Moscarda riceve allora la visita di Anna Rosa, un'amica della moglie, inviata nel tentativo di cercare di ricondurlo alla ragione. La donna, sconvolta dal suo modo di ragionare e infastidita dalle sue parole gli spara un colpo di pistola. Al processo però, anche grazie alla deposizione di Moscarda, viene assolta.
    Vitangelo devolve tutti i suoi beni per la costruzione e la gestione di un manicomio, in cui egli stesso si ritira a vivere. Nell’ospizio Vitangelo si sente finalmente libero dalla prigione dell’identità attraverso l’immersione nella natura, vive come un elemento della natura o un animale, è diventato nessuno, senza nome, identità e pensieri.
    Il libro é abbasanza semplice e scorrevole e ti fa anche riflettere sia per gli argomenti trattati che per il modo in cui vengono esposti:la narrazione consiste in un monologo, costituito da riflessioni, interruzioni, digressioni del protagonista: Vitangelo Moscarda.
    L’intento è di riuscire a individuare nelle «centomila» proiezioni che gli altri hanno di lui, il suo vero “io”, l’”uno”, la sua unicità, per scoprire invece che non esiste «nessuno».
    Klaus Klari 5SA

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  2. “Uno, nessuno e Centomila” è l’ultimo dei capolavori di Pirandello. Pubblicato nel 1926, è diventato senza alcun dubbio un libro di grande successo. Questo libro ci fa pensare che tante volte cerchiamo di nascondere noi stessi per evitare di affrontare la realtà. A prima vista il romanzo può sembrare ripetitivo e quindi un po’ pesante, ma ogni punto su cui Pirandello ritorna, in realtà, non è una vera e propria ripetizione, infatti ogni volta aggiunge elementi fondamentali. I personaggi del romanzo sono Vitangelo Moscarda, detto Gengè, personaggio la cui psicologia viene analizzata con cura; la moglie Dida, il personaggio che ha dato il via alla storia; i consiglieri di Moscarda, Stefano Firbo e Sebastiano Quantorzo, che amministrano beni di Vitangelo dopo la morte del padre; Anna Rosa, l’amica della moglie del protagonista; le varie persone del paese di Richieri che Moscarda interroga per sapere come viene visto. La storia comincia quando Gengè, sotto osservazione della moglie, scopre di avere il naso storto e questa scoperta gli apre gli occhi. Guardandosi intorno, Gengè si rende conto che chi lo circonda vede in lui una persona diversa da quella che lui crede di essere. Quella che era una semplice preoccupazione diventerà pazzia. La narrazione comincia a scorrere più lentamente ed i discorsi cominciano a farsi sempre più complessi. Gengè si ribella al mondo che lo circonda in maniera attiva, come si vede nel furto degli incartamenti di una casa da cui vuole sfrattare l’inquilino. Mostarda vuole solo liberarsi da tutto quello che era stato precedentemente, infatti liquida la banca, lascia la moglie, abbandona tutto quello che gli appartiene.
    Il titolo riassume tre passaggi della vita di Moscarda : egli è stato “Uno” in quanto ha cercato di darsi una sola identità, “centomila” perché in seguito scopre di essere visto dalla gente in tanti modi diversi, “nessuno” perché alla fine si annulla e decide di vivere senza identità.
    Leggere questo libro è un’esperienza molto bella ed interessante; come gia detto, in alcune parti può sembrare lento e ripetitivo, ma in realtà ogni momento è pieno di significati per capire il personaggio di Moscarda. In questo romanzo viene esplorata e analizzata tutta la complessità psicologica dell’individuo visto dagli occhi di Luigi Pirandello.

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  3. Molto bello il libro, non l'ho letto ma un mio amico mi ha detto che è carino.

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