Baldichieri d’Asti 25 Aprile 2025
Portavi addosso solo qualche straccio
E le tue poche e fredde primavere;
Quando incontrasti il breve salto e il laccio,
Quando lasciasti noi contar le sere.
Faustìn, eri la nostra stessa terra
Con noi i medesimi inni alzavi al cielo,
Seppi le stesse vigne, e anche la guerra
Ma rimanesti solo a quel tuo gelo.
Nella stessa terra aspra ti nascosero,
Credendo di negarti il nostro pianto;
Neppur la croce lignëa ti posero
Per timor delle lire e il loro canto.
Non sanno le colline, il camposanto
Pagano sotto l’Orsa e i sette Cervi,
Fratelli nostri e di noi tutti vanto.
Non sanno il sangue per non esser servi.
Faustìn fratello nostro, parla ai monti,
Alle radici: dove il ferro tace.
Ricorda il tuo guardo alto agli orizzonti
Rossi di sangue, dove anche il tuo giace.
“Pace” par dire il tuo volto ormai muto,
Dal marmo stanco delle notti vuote,
Posto là, dove un tempo sei caduto,
Dove il ricordo tuo ancora ci scuote.
Partigiano Faustìn, la terra nostra
Ci renderà un giorno le tue membra
E questa volta, ne faremo mostra
Come la lotta che già le rimembra.
APPESE PIU’ NON AVREMO LE CETRE
AL VENTO E ALLE FRONDE DEI SALICI.
[M.M.C]
La prima forma che questa introduzione desidera assumere ha una necessità quantomeno pratica: rendere nota la figura di Faustino Novara. Partigiano originario di Cisterna intercettato alla stazione di Baldichieri d’Asti, “Faustin” troverà la morte per impiccagione a 28 anni appena. La sua esecuzione, alla quale assistette l’intero paese (che scampò alle fiamme della rappresaglia nazifascista solo grazie all’intercessione del Vescovo Mons. Umberto Rossi), fu la risposta da parte delle forze occupanti tedesche alle numerose azioni partigiane che accendevano il territorio astigiano. Testimoniano ciò anche le modalità brutali con cui è avvenuto il tutto e il fatto che il corpo non conobbe la pace della terra, poiché rimase appeso come monito per gli altri patrioti partigiani, lungo la via maestra che segna questo piccolo paese, per almeno tre giorni. Proprio in quel nefasto luogo, sorge oggi un altro simbolo, un'effige che commemora e ricorda l’uomo e il motivo della sua lotta: un marmo che anche all’aria greve di un crocevia tra Torino e Asti testimonia silenzioso un ideale mai domo.
E qui giunge il secondo motivo di questa introduzione, il secondo snodo, la “questione privata”. Si trova oggi di fronte alla lapide di “Faustìn”, una piccola libreria circolare, motivo di pellegrinaggio pagano per coloro che, come il sottoscritto, sono sempre tesi nella ricerca di testi che conobbero altre mani e altri tempi. Incalzato dai tramonti, da sempre mi capita di soffermarmi su quel marmo, sulle incisioni sommessamente tinte di vernice rossa e sul viso ormai disteso di Faustino. “E mi sorprendevo a misurarmi su di lui” perché, a ben vedere, le sue 28 primavere sono poche più delle mie, ed è la medesima la terra che condividiamo nelle ossa e sotto i piedi; ma le mie mani non conobbero quelle stesse responsabilità. Ignoro se questo sia considerabile un gesto di ricordo o più semplicemente un atto che ho sentito dovuto. Nell’unica modalità che ho saputo possibile, ho tentato di realizzare qualcosa che potesse accompagnare il marmo dove riposa la memoria del “nostro” Faustino. Non ho la pretesa di sostituirmi all'effige che per sempre, anche dopo la sua decaduta materica, conserverà il ricordo della lotta partigiana di questo nostro conterraneo, ma nutro la speranza di rinnovare e spandere come fossi una staffetta il suo messaggio.
In ultima istanza sottolineo come le informazioni storiche a cui faccio riferimento sono tratte dal testo: “Baldichieri e il suo passato” F. Robino, 2017, edito grazie all'impegno del Comune di Baldichieri e del Comitato Palio di Baldichieri . Si tratta di un’opera preziosa per il mantenimento della memoria storica e della conservazione di questo “mito genuino”, perché la potenza più grande che può assumere Faustino sta tutta nel rapporto che ognuno di noi costruirà con il suo Ideale.
Con sobrietà, a te Faustino.
Michele Maria Carelli.