Buttarelli è incapace di leggere le pagine pari di un libro o, in generale, la parte sinistra di una pagina scritta con una divisione tra due colonne. Questa è la caratteristica più peculiare, nonché quella che dà il titolo al romanzo, del protagonista di “La vita dispari” di Paolo Colagrande. Cresciuto, in ogni istituzione,dalla scuola alla famiglia, senza affetto nè coinvolgimento emotivo, con metodi anche brutali, Buttarelli costruisce la propria esistenza sul senso del distacco, del “disinteresse”, rispetto ai sentimenti.
L’autore rappresenta ciò dicendo che Buttarelli non selezionava, non determinava, non estraeva argomenti più interessanti all’interno di una conversazione, processo di selezione determinato nell’uomo dall’empatia, in modo da contenere tutte le informazioni su uno stesso livello di importanza. Non si legge mai, in tutta la storia, l’espressione di una passione, di un sentimento di Buttarelli, se non l'attrazione istintuale, suscitata dalla bellezza.
Con ciò Buttarelli vive una vita dispari, sia nel senso di non pari alle altre, sia nel senso di parziale (non legge le pagine pari), poiché vede la sua stessa vita in modo distaccato e oggettivo.
La vita del protagonista è un espediente che l’autore utilizza per esprimere la sua visione del mondo, che è ampia e globale, mai ridotta al particolare (non a caso sono presenti espliciti richiami hegeliani nell’opera).
L’autore immagina più volte la vita dell’uomo e il mondo stesso, da un lato visti esternamente da Dio o da alieni intelligenti, che ne ridono, dall’altro paragonati al mondo animale. Infatti la particolarità dell’uomo è quella di essere un animale, quindi mosso generalmente da impulsi istintuali e irrazionali, e tuttavia dotato della ragione, che utilizza per raggiungere i propri obiettivi e grazie alla quale si illude di vivere in un mondo razionale.
Dunque si può capire che se il semplice racconto della vita di un uomo fa scaturire considerazioni di carattere così generale, questo protagonista ha intrapreso un processo di oggettivazione di sé, un processo che ha portato a svuotare la propria vita di ciò che la rende godibile e a tratti piacevole all’uomo: le passioni, l’empatia e l’interesse.
Buttarelli non è stato felice. Egli rappresenta il tipo di esistenza che molti di noi sperimentano nel mondo iperrazionale in cui viviamo, senza però che la responsabilità venga fatta ricadere, come ormai accade un po' troppo spesso su informatica e tecnologia.
In conclusione, ho scoperto un libro assolutamente piacevole, che lascia spazio ad ampi margini interpretativi, poichè lo scrittore spesso allude, piuttosto che esplicitare fino in fondo le situazioni.
È una lettura che consiglio caldamente.
Bibaj Claudia, 5B
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