lunedì 2 settembre 2019

ON THE ROAD - JACK KEROUAC



Nell’America degli anni venti, preludio della drammatica “Great Depression”, nasce uno degli scrittori più emblematici della storia statunitense: Jack Kerouac. Padre della “Beat Generation”, nei suoi scritti, come nella sua vita, perseguì  ideali di liberazione, evasione, approfondimento della propria coscienza attraverso il rifiuto delle norme imposte, l’innovazione dello stile, la sperimentazione delle droghe, il vagabondaggio, la pratica di una sessualità alternativa. 
“On the Road”, capolavoro letterario che Kerouac scrisse in sole tre settimane del 1951, è il manifesto di un nuovo movimento giovanile sviluppatosi negli anni cinquanta del Novecento negli Stati Uniti. È un romanzo autobiografico, che narra la storia di un lungo pellegrinaggio compiuto dall’autore stesso, in parte in compagnia del suo amico Neal Cassady.
Innumerevoli sono i personaggi secondari che accompagno il susseguirsi delle vicende, così come i luoghi statunitensi esplorati.  
Inizialmente è stato difficile entrare in confidenza con uno stile linguistico decisamente alternativo, che scorre come scorrono le giornate da lui narrate e che si distacca drasticamente dai valori stilistici americani del tempo. Lo stile segue infatti il ritmo musicale del Bepop, caratterizzato da tempi molto veloci e armonie innovative, definito da Kerouac stesso “prosa spontanea”. In ugual modo gli avvenimenti narrati rispecchiano la medesima andatura, come i pensieri e i desideri esplicitati.
Una volta che sono riuscita a comprendere gli ingranaggi di questa difficile e incessante melodia però ho apprezzato molto anche le parti descrittive del romanzo che l'autore propone nella loro più alta limpidezza. 
Inquieto e tormentato, percorre gli Stati Uniti sperimentando se stesso e il mondo circostante, alla ricerca di una realtà trascendente in cui poter credere, attraverso un eterno vagare. Non vi è però degradazione, bensì abbandono alle leggi naturali e all’istinto individuale. Ogni partenza è caratterizzata da un grande entusiasmo e un ardente desiderio di conoscenza, che però vengono vanificati ad ogni arrivo. Kerouac esprime in questo modo l’angoscia del vuoto esistenziale che caratterizza l’America sua contemporanea e in maniera ancora più radicata l’individuo stesso.
È un libro che ho apprezzato molto e che consiglio soprattutto a coloro che amano il viaggio e la conoscenza attraverso tutto ciò che oltrepassa l’accademico.
Nel 2012 è stato prodotto un film, “On the road”, tratto dall’omonimo romanzo e diretto da Walter Salles. A mio avviso, nonostante sia molto fedele al libro per quanto riguarda la storia e i dialoghi, penso non riesca a trasmettere il messaggio più autentico che Kerouac ha impresso nel suo capolavoro. Sono stata un po’ delusa dalla scelta degli attori e delle scenografie. Un mio consiglio è quello di leggere il libro prima della visione del film, nonostante ritenga che quest’ultimo possa essere uno spunto interessante per i lettori più pigri.

Teresa Giordano  IVB 

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