venerdì 6 settembre 2019

Il turno

Il turno, 1902
                                                                              di Luigi Pirandello

La prevalenza del caso sulle vicende umane domina con ironia nel romanzo “Il turno”. Il racconto è frazionato in trenta brevi capitoli, in un continuo susseguirsi di situazioni e personaggi.
Marcantonio Ravì, padre di Stellina, ha un’idea fissa per la felicità della figlia: un turno per le nozze. Decide di darla prima in sposa a Don Diego Alcozer, un vecchio benestante; in seguito alla sua morte, considerata prossima dal Ravì, la giovane avrebbe poi sposato il suo spasimante, Pepè Aletto. 
Informato del turno, Pepè si sente fin da subito investito dal ruolo di marito. Questo sentimento, tuttavia, lo porterà ad azioni eccentriche e talvolta rischiose. 
Intanto l’avvocato Ciro Coppa, cognato dell’Aletto, provvederà a smontare il tanto programmato turno: recatosi da Don Diego, offre a Stellina la possibilità di fuggire da quella casa, appellandosi alla legge. Lei accetterà immediatamente, ma non riuscirà nemmeno così ad ottenere la libertà e si ritroverà costretta da un altro matrimonio infelice, questa volta con Ciro Coppa. 
Nel romanzo, ogni personaggio abita le scene con uguale importanza e l’autore dedica la stessa meticolosità e cura nello sviluppo di ogni personalità. Questo perché i personaggi vengono in rappresentanza del vero protagonista del romanzo: l’uomo, in qualità di genere umano, e la sua mente. 
La figura con cui Pirandello decide di aprire il romanzo è Marcantonio Ravì. È un personaggio statico, radicato nellaconvinzione di essere nel giusto. Interessante è il suo approccio verso amici e conoscenti: egli ha bisogno del “consenso popolare” per essere soddisfatto delle sue scelte, tuttavia non accetta critiche e dissensi. La sua frase di replica, quando viene contraddetto, è infatti “Scusate tanto, credevo che foste persone ragionevoli”
Don Diego Alcozer, di settantadue anni, è un vecchietto piccolo, magro e con la testa quasi pelata; cammina arrancando con passetti brevi e veloci, porta sulle spalle il peso dell’età cercando di non farlo notare. Uomo intelligente, colto e, soprattutto, amante della gioventù. Desidera avere nella sua casa ragazzi giovani, come se, in questo modo, riuscisse anch’egli a ringiovanire. Resiliente ai giochi del fato, prende la vita con leggerezza quasi eccessiva. È deciso ad assaporare ogni secondo concessogli sulla Terra e godere della sua amata gioventù.
Pepè Aletto è, invece, un personaggio che subisce il destino. Incapace di prendere decisioni, accetterà sempre le scelte altrui. Lo stesso entrare nel turno per Stellina non è una sua scelta personale; sarà il Ravì a credere l’Aletto innamorato di lei e in Pepè non troverà contrarietà. Quando il cognato, Ciro Coppa, disgregherà il turno prendendo in moglie Stellina, Pepè non avrà la forza d’animo di contrastarlo. 
Anche Stellina è un personaggio succube di decisioni non sue. A differenza dell’Aletto, però, ella fa sentire la sua opinione: non vuole vedere Don Diego, rifiuta i suoi regali e non parla con il padre. Tutte le sue ribellioni saranno però destinate a fallire, causa la sua condizione di donna del XIX secolo. 
Nonostante l’apparente leggerezza del romanzo, determinata anche dal registro espressivo non ricercato e dalla forte presenza di dialoghi, esso non risulta mai banale. Non mancano infatti gli spunti di riflessione su argomenti come l’autodeterminazione, l’influenza del destino, le pressioni parentali o il ruolo della donna.

Ludovica Rainero

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