sabato 10 agosto 2019

Una forza autodistruttiva

Entrare in una mente criminale e sapere quali siano stati i suoi pensieri prima che si realizzassero nella realtà come un atto atroce: affascinante, non è vero? Ebbene, questo è quello che Edgar Allan Poe si è impegnato a fare in uno dei suoi racconti del terrore, Il cuore rivelatore (The Tell-Tale Heart), senza però indagare sulle cause profonde dell'intento omicida. A noi lettori infatti non è dato sapere il nome del protagonista, né il suo sesso e tanto meno la sua storia, né la sua professione o la natura della relazione con la sua vittima, un vecchio con un occhio azzurro chiaro, motivo della sua atroce condanna. Però E. A. Poe ci mostra quanto sia sottile il confine tra logica e pazzia quando il protagonista cerca di convincere i lettori, ma più se stesso, di non essere matto. Ma ingannare l'inconscio è difficile tanto che si manifesta nell'omicida come «un suono basso, sordo, rapido - molto simile a quello che fa un orologio quando è avvolto nel cotone». Il suono è irritante e impossibile da sopportare e lo porterà a compiere un atto inaspettato.

Daniele Gagliardi, IV B

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