lunedì 26 agosto 2019

Papillon: nessuno era mai evaso. Fino ad ora.


Papillon, remake dell’omonimo film del 1973, narra la storia vera di Henri Charrière. Questi, incastrato da un uomo della malavita, finì accusato ingiustamente nella prigione dell’Isola del Diavolo, nella Guayana francese, nota per le sue regole molto severe. Egli, soprannominato con il nome “Papillon”, tentò più volte di fuggire dal complesso carcerario e ci riuscì alla nona e ultima volta, fuggendo nel Venezuela.
A conquistarmi durante la visione è stato soprattutto lo spirito del protagonista, convinto della sua innocenza e deciso a fuggire ad ogni costo, in nome della libertà; un uomo che non si è lasciato piegare dalle avversità e dal sadismo di un intero sistema. Il film riesce anche a mescolare sapientemente le parti politiche di denuncia delle condizioni disumane in cui i carcerati sono costretti a “vivere”. 
Ma il fulcro del film, ancora di più dei vari tentavi di fuga, è l’amicizia instaurata tra il protagonista e un altro detenuto, Louis Dega, che ci fa capire come in situazioni di questo tipo instaurare rapporti è l’unico modo per conservare la propria umanità. La chimica tra i due è innegabile, basata su una profonda fiducia reciproca e nel corso del film diventa l’unica forza che rimane a Papillon. Dega infatti diventerà la spalla su cui appoggiarsi in ogni momento di difficoltà e l’unica persona per cui sopravvivere, mano a mano che gli anni passano e la speranza di ritornare alle vite precedenti si allontana sempre di più. 


Francesca Baggio IVB


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