lunedì 12 agosto 2019

"Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini

“Ragazzi di vita” è il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato nel 1955, ambientato nella Roma del dopoguerra. I personaggi che l’autore racconta sono ragazzi di bassa estrazione sociale; tra questi buona parte della narrazione concentra maggior interesse nel “Riccetto”, un ragazzo non molto diverso dai suoi amici che però presenta nel corso degli anni una grande evoluzione psicologica.

Il modo in cui sono trattati narrativamente gli altri ragazzi e il modo in cui l’attenzione del lettore viene indirizzata su un personaggio lasciando un altri in disparte per grosse porzioni della narrazione contribuisce a creare un’idea di questi ragazzi come di un insieme di persone che a causa della loro estrazione sociale, del periodo e della realtà in cui vivono, si troveranno a condurre vite molto simili e difficilmente felici.
Il tema del furto, della famiglia assente, della continua e necessaria improvvisazione nel tentativo di intrattenersi e sentirsi bene ricreano perfettamente le sensazioni che i protagonisti provano, rendendo molto facile empatizzare con loro.
L’intera storia è vista con gli occhi di chi comprende e si immedesima nei personaggi ma con una coscienza adulta che quando necessario presenta disillusione o severità nel giudizio delle azioni compiute.
Una caratteristica che ho molto apprezzato di questo libro è il modo in cui riesce a dare una precisa idea della psicologia di un personaggio utilizzando pochissime frasi, soprattutto con individui che compaiono in un singolo episodio nella storia o passanti di cui non importa il nome.
un’altra cosa che apprezzo particolarmente di questo romanzo sono i luoghi e come essi acquisiscano un ruolo di fil rouge (ad esempio il trampolino sul Tevere) o di rievocazione di episodi avvenuti anni prima nella vita dei personaggi.
In conclusione ho apprezzato molto questo libro e la scrittura di Pasolini che in modo diretto e vivido rende i fatti e la trama, raccontando una realtà, il dopoguerra e i danni del fascismo, che oggi non è abbastanza conosciuta.


Matteo Morra IV SA

2 commenti:

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  2. “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini è un romanzo che si pone come ponte, se non come vero e porprio specchio, in grado di far comprendere ai contemporanei di qualsiasi generazione la natura della società nel secondo dopoguerra. Ambientato tra il ’45 e la metà degli anni cinquanta propone un’incursione in quella che era la vita dei giovani del sottoproletariato Romano, con un’attinenza disarmante alla realtà in cui finzione ed invenzione trovano ben poco spazio. Romanzo molto diretto e in certi punti persin crudo adotta l’utilizzo del dialetto Romano per i dialoghi dei personaggi in un tentativo di proiettare nelle loro conversazioni l’essenza della cultura e dei costumi locali. Nonostante proponga una visione quasi caleidoscopica delle borgate Romane la sua attenzione si focalizza principalmente su uno dei “ragazzi di vita”: il Riccetto, della quale maturazione ne seguirà passo passo l’evoluzione. Sempre in pericolo, sempre allerta, minacciato dalla povertà e dalla fame, il Riccetto cercherà ripetutamente di uscire dalla propria condizione appropriandosi di mezzi più o meno onesti, nella misura dell’urgenza e della necessità. Se lo si legge con attenzione, questo romanzo non tanto narrativo quanto descrittvo/picaresco, si noterà la predilezione del Pasolini per tutti quei personaggi giovani, inesperti, nei quali l’istinto e la vitalità predominano incontaminati, ancora non contagiati dal seme della maturità che porterà con il suo germogliare conformismo, monotonia ed un indurimento dei costumi morali con un conseguente appiattimento di empatie ed emozioni. Esempio lampante è lo slancio eroico del giovane Riccetto per la rondine in pericolo in stridente contrasto con la sofferenza e l’immobilità di un Riccetto adulto, pietrificato, mitigato da galera e responsabilità, di fronte al soccombere di una vita umana. L'opera è molto coraggiosa nel suo tentativo di dare voce diretta a quelle estrazioni sociali escluse e dimenticate, alle generazioni di giovani che quasi per selezione naturale, si trovano a fronteggiare una quotidianità selvaggia, imperversa, nella quale si può effettuare un’unica scelta: reagire o morire. Il libro nell'insieme è avvincente e molto accattivante. La lettura però l'ho personalmente trovata abbastanza difficoltosa, sintomo forse dell'utilizzo del dialetto romano nei dialoghi.

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