Imprigionati, incatenati, reclusi,
le finestre diventano sbarre,
il contatto umano uno sfocato ricordo.
Fremiamo, tentiamo a vuoto di acchiappare la libertà,
ma falliamo
Scorrono
i nostri i pensieri,
veloci
come gocce in un acquazzone.
All'improvviso un fulmine
le attraversa.
Per un istante sembra fermarle.
La fronte si corruga,
il respiro s’affanna,
il cuore impazzisce.
Un ricordo inquietante invade il nostro corpo,
un ricordo di sbarre, di prigionia.
Abbiamo già vissuto questo momento.
Quante volte
ci siamo sentiti in gabbia,
quante volte
impegni e doveri ci hanno incatenati.
Prigioni su prigioni,
Lamentele su lamentele.
Chissà come sarebbe
fermarsi,
chiudere gli occhi,
gonfiare i polmoni,
sollevare le palpebre,
riscoprire la nostra gabbia
e realizzare che siamo noi a renderla tale.
I carcerieri siamo noi.
Simona Bosco (5B)
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