Questo senso di novità genera
ancora più incertezza, perché ci sembra un po’ strano affrontare una situazione
che è nuova anche per le persone che siamo abituati a vedere come coloro che
sempre pensano a proteggerci, a occuparsi dei nostri problemi pratici e della nostra
sicurezza.
A questa generale inquietudine si
aggiunge la vera e propria preoccupazione per i nostri nonni, perché tutti gli
organi di informazione ci hanno spiegato sono i più esposti alla malattia.
E’ un po’ strano trovarci a fare
le raccomandazioni ai nostri nonni, telefonando per ricordare loro di stare in
casa, di lavarsi le mani e di aspettare con disciplina che qualcuno porti loro la
spesa: improvvisamente non siamo più i destinatari delle loro raccomandazioni,
ma siamo noi a fargliele.
La “quarantena” ha anche aspetti
che paradossalmente potrebbero sembrare positivi: stiamo molto più tempo
insieme ai genitori e tra fratelli.
Inizialmente sembrava strano
anche doversi collegare con i professori via internet per le lezioni on-line,
ma dopo un po’ di tempo anche questa è diventata una cosa normale: in certe ore
del giorno siamo tutti chiusi in una stanza diversa collegati a video con i
nostri interlocutori.
Il senso di incertezza e di paura
e la consapevolezza di vivere un’esperienza comune, in cui tutti possiamo e
dobbiamo fare la nostra parte, aumenta il nostro senso di appartenenza alla
comunità.
In questa direzione spingono
molto anche gli spot televisivi e radiofonici che mettono l’accento sul dovere
di tutti di collaborare, sul senso di gratitudine per chi (medici, infermieri,
forze dell’ordine, addetti alle pulizie, etc.) deve comunque lavorare esposto
al rischio della malattia e il tricolore italiano compare molto più spesso di
prima.
Ogni sera commentiamo i dati
della protezione civile, anche se abbiamo capito che vanno un po’ interpretati,
perché sono condizionati da tante variabili e capita spesso di sentire
valutazioni molto diverse l’una dall'altra.
Ovviamente cerchiamo sempre di “appigliarci” ai dati che sembrano positivi, per trovare qualche motivo per poter sperare che l’emergenza possa finire in fretta e poter tornare prima possibile alla normalità.
Michele Brignolo VB
Nessun commento:
Posta un commento