mercoledì 8 aprile 2020

Nuove e strane abitudini

L’obbligo di restare chiusi in casa per prevenire i contagi da Coronavirus è un’esperienza mai vissuta prima da noi ragazzi e per la prima volta ci capita una cosa che neppure i nostri genitori hanno mai sperimentato.
Questo senso di novità genera ancora più incertezza, perché ci sembra un po’ strano affrontare una situazione che è nuova anche per le persone che siamo abituati a vedere come coloro che sempre pensano a proteggerci, a occuparsi dei nostri problemi pratici e della nostra sicurezza.
A questa generale inquietudine si aggiunge la vera e propria preoccupazione per i nostri nonni, perché tutti gli organi di informazione ci hanno spiegato sono i più esposti alla malattia.
E’ un po’ strano trovarci a fare le raccomandazioni ai nostri nonni, telefonando per ricordare loro di stare in casa, di lavarsi le mani e di aspettare con disciplina che qualcuno porti loro la spesa: improvvisamente non siamo più i destinatari delle loro raccomandazioni, ma siamo noi a fargliele.
La “quarantena” ha anche aspetti che paradossalmente potrebbero sembrare positivi: stiamo molto più tempo insieme ai genitori e tra fratelli.
Inizialmente sembrava strano anche doversi collegare con i professori via internet per le lezioni on-line, ma dopo un po’ di tempo anche questa è diventata una cosa normale: in certe ore del giorno siamo tutti chiusi in una stanza diversa collegati a video con i nostri interlocutori.
Il senso di incertezza e di paura e la consapevolezza di vivere un’esperienza comune, in cui tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte, aumenta il nostro senso di appartenenza alla comunità.
In questa direzione spingono molto anche gli spot televisivi e radiofonici che mettono l’accento sul dovere di tutti di collaborare, sul senso di gratitudine per chi (medici, infermieri, forze dell’ordine, addetti alle pulizie, etc.) deve comunque lavorare esposto al rischio della malattia e il tricolore italiano compare molto più spesso di prima.
Ogni sera commentiamo i dati della protezione civile, anche se abbiamo capito che vanno un po’ interpretati, perché sono condizionati da tante variabili e capita spesso di sentire valutazioni molto diverse l’una dall'altra.


Ovviamente cerchiamo sempre di “appigliarci” ai dati che sembrano positivi, per trovare qualche motivo per poter sperare che l’emergenza possa finire in fretta e poter tornare prima possibile alla normalità.




Michele Brignolo VB

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