“Uno, nessuno e centomila” è l’ultimo romanzo di Luigi Pirandello pubblicato nel 1925. Vitangelo Moscarda, il protagonista, figlio di un usuraio, nota grazie alla moglie, che usa chiamarlo Gengè, di avere il naso che pende da un lato. Da qui si rende conto del fatto che gli altri lo vedono diversamente da come egli vede se stesso, e lui non potrà mai avere le loro visione. Da questo punto di partenza capisce che suo padre, che lui credeva un normale banchiere, è in realtà un usuraio. La visione esterna di lui è quindi del figlio dell’usuraio. Con l’obiettivo di sconvolgere l’immagine che gli altri hanno di lui Gengè compie una serie di azioni che per lui hanno un senso ma che per tutti sono assolutamente sconsiderate: sfratta due clienti del padre per poi donare loro una casa, dopodiché fa fallire la sua banca e qua la moglie lascia la sua casa.
Un’amica della moglie, Anna Rosa, che considera Vitangelo meno ingenuo e pazzo rispetto a tutti gli altri, lo avverte del piano della gente del paese di farlo chiudere in un manicomio. Di fronte a questo gesto Vitangelo esprime ad Anna Rosa i pensieri e considerazioni che lo hanno portato alle sue azioni ma lei sconcertata gli spara.
Dopo il processo di Anna Rosa e la guarigione di Vitangelo quest’ultimo si trova a vivere in un ospizio dove, ormai fuori di senno, afferma che l’unico modo per fuggire alla società è la follia, vivendo così in ogni attimo singolarmente perdendo l’idea di se stesso.
Come in “Il fu Mattia Pascal” ho molto apprezzato il modo in cui l’autore porta a sentirsi coinvolti nel tema e nel tipo di disagio umano trattato, ogni lettore avrà una sensazione diversa ovviamente ma il problema nella sua dimensione diffusamente umana può essere compreso da chiunque. Il livello di introspezione nei confronti del protagonista porta a non chiederci se le sue scelte siano effettivamente le più giuste o sensate, poiché il motivo di tali comportamenti è insito in chiunque senta un qualche tipo di compressione da parte della società, sentimento che in una società come quella odierna è quasi impossibile non provare.
Matteo Morra IV SA
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