martedì 3 settembre 2019

"La casa in collina" di Cesare Pavese



“La casa in collina”, pubblicato nel 1948, è un romanzo di Cesare Pavese. La storia narrata è quella di Corrado, un professore di Torino che passa le sue giornate con il cane Belbo in collina; posto da lui considerato come rifugio e conforto dalla guerra. La collina per il protagonista non è solo fonte di ricordi di quando era ragazzo ma è anche la sua realtà quotidiana, Corrado infatti è ospite in una casa le cui proprietarie, Elvira e la madre, lo trattano come se fosse un membro della loro famiglia. Quando esce, Corrado passeggia per le strade cercando pace nella natura ma nella sua mente il pensiero che la guerra sia imminente anche a Torino è sempre presente. Sia lui che gli altri abitanti sono ogni giorno testimoni di rumori sordi di allarmi, vivono nell’ansia che le prossime vittime dell’attacco tedesco possano essere loro. Una sera quando Corrado esce rivede Cate, donna amata  in passato ma con cui poi ha perso i contatti, il protagonista ha avuto una relazione con questa donna e quando scopre che ha un figlio, Dino, pensa possa essere suo. Cate però non risponde mai alla domande di Corrado circa l’identità del padre del piccolo Dino, lo fa rimanere dubbioso riguardo al suo ruolo nei confronti del ragazzino. Passato del tempo nell’apparente tranquillità delle colline giunge la notizia della firma dell’Italia dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Inizialmente si pensa che con la pace la guerra possa essere alla fine del suo corso ma non è così perché i tedeschi riescono a colpire Torino e dopo poco arrivano anche sulle colline. Le truppe tedesche portano distruzione e feriti nel loro cammino ma quando raggiungono le colline Corrado è già scappato, la decisione del protagonista è quella di andare per un periodo in un convento e collegio di Chieri. In questo convento Corrado trova per poco la serenità, infatti anche dopo l’arrivo di Dino il protagonista si sente minacciato e ritorna a casa. Nella parte finale del romanzo viene indicato il “viaggio” che Corrado fa, gli incontri avuti con i partigiani, l’arrivo a casa dei genitori e infine il ritorno nel luogo da cui tutto ha avuto inizio, la collina. Il titolo dell’opera sintetizza il ruolo che ha la “collina” per il protagonista, la collina è considerata da lui una casa, ovvero un rifugio lontano dal male più grande, la Guerra. Il pensare la collina come nascondiglio dai tedeschi è un pensiero illusorio del protagonista che in un punto della narrazione arriva ad affrontare la realtà delle cose, ovvero le morti e gli attacchi che sono arrivati anche sulle colline torinesi. Il romanzo mi ha colpito per il modo in cui Cesare Pavese attraverso gli occhi di Corrado, un uomo solitario e schivo, riesca a trasmette al lettore la vita di un “fuggitivo di guerra”, inizialmente Corrado fugge dal pensiero della guerra mentre arriva un punto nella storia in cui il protagonista è obbligato a scappare fisicamente dagli attacchi tedeschi. La narrazione dei fatti è svolta in prima persona, infatti è lo stesso Corrado ad essere il narratore della storia. Infine è possibile notare come Cesare Pavese, l’autore del romanzo, riviva il suo passato e i suoi ricordi delle colline piemontesi attraverso la vita e lo sguardo di Corrado.

Giovanni Cione, IV SA

2 commenti:

  1. Corrado è un professore di scienze; egli vive in una casa sulle colline di Torino con due donne, madre e figlia, che si prendono cura di lui. Un giorno incontra Cate, una donna che faceva parte del suo passato e che ora è ricomparsa nella sua vita con un figlio,che stranamente si chiama come il protagonista.La donna mette spesso alla prova Corrado sulla sua posizione politica per far rivelare al protagonista la propria posizione ideologica, ma egli, che non ama assumere responsabilità , riesce sempre a evitare di dare informazioni troppo specifiche.Alcuni fatti, però, lo portano a mutare la sua vita e le sue idee, uno di questi è la fuga che deve compiere per non farsi catturare dagli occupanti nazisti, che stanno rastrellando le colline dove lui vive e che hanno già catturato i suoi amici partigiani delle "Fontane".Nel collegio di Chieri, dove si rifugia, è,costretto a rinnegare suo figlio, affidatogli da Cate per evitare di essere catturato dimostrando in questa circostanza la sua vigliaccheria. Corrado non avendo seguito i suoi doveri morali abbandona Dino al proprio destino e decide di tornarsene al suo paese di nascita.Il figlio, pur essendo ancora in tenera età, dimostra più sicurezza e fermezza nelle proprie scelte del padre: infatti fugge dal collegio per unirsi ai partigiani, mentre Corrado fugge dal collegio per tornare sulle sue colline, per scampare alla guerra. Nel suo ritorno assiste a un'imboscata tesa dai partigiani ai fascisti diretti verso la Repubblica di Salò, e la vista del sangue e dei corpi senza vita risveglia nel protagonista quei sentimenti che non credeva neanche esistessero. Dopo questa esperienza giunge finalmente a casa e scopre che ha vissuto un'intera vita nell'isolamento inutile ed era giunto il momento, anche se tardi, di prendere una decisione ferma e mantenerla.
    In questo libro viene data molta importanza al tema della natura considerato come luogo di tranquillità, fiducia e speranza e della guerra che ha portato sofferenze sia a livello affettivo, attraverso la perdita delle persone care sia a livello fisico con la vista del sangue e di corpi senza vita. Alla fine del libro Corrado afferma come solamente quando tutti si renderanno conto della stupidità e dell’inutilità della guerra che tutto potrà terminare definitivamente.
    Klaus Klari 5SA


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  2. Il titolo “La casa in collina” è sinonimo di grembo materno, nido in cui Corrado si rifugia per sfuggire agli agguati della sempre più violenta vita della Seconda Guerra Mondiale. Pavese non si sofferma solo su questo, ma prende in stretta analisi la vita di questo personaggio, caratterizzata dai suoi cambi d’umore e dalla sua indifferenza nei confronti dei valori essenziali di quell’epoca, ossia la difesa dei propri ideali e la lotta per il proprio paese. Le vicende, ambientate nelle nostre colline rendono certamente il racconto più allettante ai nostri occhi: l’immaginazione di essere capitati al posto del protagonista, permette di realizzare tutti i luoghi descritti da Pavese ripercorrendoli nella mente. Corrado è come se si trovasse in un limbo temporale, protetto dalle colline, ma ben presto i problemi raggiungeranno anche lui, dati dalla Guerra ma non solo, anche personali. Questo testo vuole essere uno dei classici del periodo della Resistenza, ma racchiude molto di più: un protagonista forte, caratterizzato da difetti quale l’indifferenza e l’egoismo riguardo la Guerra ma soprattutto verso gli altri, capace però di introdurre delle riflessioni esistenziali che rendono il libro ancora più gustabile pagina per pagina.

    Irene Zanirato V SA

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