"Uno, nessuno e centomila" è un romanzo psicologico, l'ultimo di Pirandello, edito inizialmente a puntate nella rivista "Fiera letteraria" nel 1926.
La storia è divisa in otto libri, segmentati in diversi capitoli numerati e intitolati.
Il protagonista è Vitangelo Moscarda, ha ereditato la banca del padre a Richieri e vive di rendita senza lavorare perchè è aiutato da Firbo e Quantorzo, ex collaboratori del padre.
Il protagonista apprende dalla moglie una serie di difetti fisici,tra cui il naso che pendeva verso destra, nasce una crisi di identità che lo porta a pensare che tutte le persone che lo circondano abbiano idee completamente differenti su di lui, che di conseguenza esistano molteplici "se stesso".
L'obiettivo di Moscarda è quello di scoprire chi sia veramente lui e di distruggere le idee erronee sul suo conto create dal tempo e dall'abitudine.
Cerca di porre fine alla sua fama di usuraio regalando una delle sue case e una grande somma di denaro a Marco di Dio e la moglie che non riuscivano da tempo a pagare l'affitto; ma facendo questo non fece altro che aumentare le voci sulla sua imminente pazzia e mandò su tutte le furie Firbo e Quantorzo poichè aveva rischiato di mandare in rovina la banca.
Vitangelo decide di liberarsi della banca; dell'idea di uomo innocente e disilluso, ovvero il "Gengè" che la moglie gli aveva affibbiato e quella dell'incapace "caro Vitangelo" appartenente a Quantorzo.
La moglie scappa di casa e, insieme ad altre persone, intenta una causa contro il suo Gengè forti della pazzia che si stava diffondendo in lui.
L'unica persona ancora vicina a lui era Anna Rosa, un'amica della moglie, che però sentendo i discorsi melodrammatici di Moscarda circa le personalità di ognuno spara al protagonista con una rivoltella.
Vitangelo, sotto il consiglio del Monsignor Pantanna, decide di rinunciare ai suoi beni in favore dei meno fortunati, costruendo anche un'ospizio dove lui stesso si rifugerà, lontano da tutti i pregiudizi che lo circondavano.
Il tema principale è racchiuso in una frase del settimo libro,rivolta ad Anna Rosa, dove si capisce il dissesto psicologico di Vitangelo : " Lei non può conoscersi che atteggiata: statua: non viva. Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire".
Da queste parole possiamo evincere l'impossibilità di ognuno di conoscere il proprio "io" interiore, un argomento discusso ancora oggi e che ha reso Moscarda una delle figure più umane di tutta l'opera di Pirandello.
Alessandro Novali 5SA
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