‘Misery non deve morire’ è un film diretto da Rob Reiner nel 1990 ed è stato tratto dal romanzo ‘Misery’ di Stephen King. É la storia di uno scrittore, Paul Sheldon, famoso per aver scritto una serie di romanzi i quali hanno come protagonista Misery Chastain. Dopo la stesura dell’ultimo romanzo che prevede la morte di Misery, lo scrittore lascia l’hotel in cui si trovava per raggiungere casa, ma nel tragitto, a causa di una tormenta di neve, rimane vittima di un incidente stradale. Riesce a salvarsi poiché dopo il tragico avvenimento viene trovato e preso in cura da una donna di nome Annie Wilkes la quale si rivelerà poi essere la più grande fan di Paul, una fan psicopatica che aveva deciso di rapire il suo idolo, non essendo d’accordo con il finale del suo libro preferito. La donna è di fatto il personaggio più emblematico del film, poiché è caratterizzata da un passato oscuro e da atteggiamenti ambigui che rendono la trama della pellicola sempre più complessa e misteriosa. Ciò che rende questo thriller cosi intrigante è proprio la psicologia di Annie, dal momento che permette l’esplorazione di diversi aspetti della mente umana: l’ambiguità dell’antagonista, che è contemporaneamente ammiratrice e sequestratrice dello scrittore, rimanda alle emozioni contrastanti presenti in ciascuno di noi; viene inoltre presentato l’attaccamento ad una persona o ad un oggetto che spesso può diventare addirittura morboso, portando a fenomeni come lo stalking. Nonostante io tenda solitamente a leggere il libro prima di guardare il film, questa volta ho deciso di affidarmi alle emozioni che soltanto i suoni e le immagini possono trasmettere e anche se sicuramente in futuro leggerò il romanzo, il film è assolutamente consigliabile, soprattutto grazie all’ottima interpretazione di Kathy Bates che è perfettamente in grado di rappresentare le varie sfaccettature di una mente malata come quella di Annie Wilkes.
Strumento attivo di contagio culturale - Blog del Liceo Scientifico "Francesco Vercelli" di Asti
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